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Abbiamo diritto alla privacy

Il termine privacy ha origine antiche anche se forse è solo oggi che il tema si è fatto altamente sensibile. Di diritto alla privacy se ne parlava già nell’antica Grecia. E proprio nel greco, il significato principale di questa parola si riferisce al “senso di riservatezza”.

 

La privacy oggi

In un tempo in cui i social e l’uso della tecnologia è pressoché dilagante, la privacy del cittadino e della persona sono più che mai messe a rischio. Basta pensare a quante volte ogni individuo lascia inconsapevolmente i propri dati su qualche piattaforma, senza esserne consapevole. E questo accade ogni giorno, continuamente. Nessuno forse pensava che, con l’avvento di Internet, con l’implemento della realtà vituale, la privacy potesse subire importanti manomissioni.

 

Poca privacy

Nelle enciclopedie virtuali si parla di “assottigliamento della privacy” per indicare tutti quei fenomeni di spamming e pubblicità indesiderata che rendono sgradevole la tecnologia. In particolare, ci basta pensare alla tracciabilità dei nostri cellulari. Ma non è nemmeno da sottovalutare quella complessa raccolta dati che avviene attraverso la geolocalizzazione dei più recenti smartwatch.

 

Le conseguenze

A cosa servono i nostri dati e perché qualcuno dovrebbe violare la nostra privacy? Questo serve spesso, ad esempio, per capire le nostre attitudini comportamentali, quindi per intendere che tipo di consumatori siamo. Quali prodotti siamo pronti a comprare? La privacy lo dice, perché è una sorta di storytelling della nostra personalità. La privacy è un incessante fiume di informazioni su chi siamo e dove vogliamo andare nella nostra vita. Con tutte le specifiche del “come” vogliamo fare “cosa”.

La privacy è il nostro profilo. Le organizzazioni che oggi compiono quella che viene chiamata “ricerca web-oriented” possono impiegare questa tecnologia (in modo legale) per capire le tendenze comportamentali degli utenti in rete. La privacy è sottoposta così ad un grave problema di violazione dei dati personali.

 

Tra privacy ed espressione di libertà

I social network sono a tutti gli effetti considerati come un luogo pubblico. Ma che comportamento devono mantenere gli utenti, per vivere tra privacy e libertà, su questa pubblica piazza? La virtualità sta da poco procedendo con manovre cautelative, ad esempio per il fenomeno di odio online, o il furto di dati intimi e personali dai profili di piattaforme famose.

 

Il dibattito non si esaurisce nemmeno – anzi, men che meno – nella sfera intima e personale. Uno dei fenomeni più inquietanti in materia di violazione della privacy è infatti il revenge porn. Trattasi della condivisione pubblica di video o foto intime, a sfondo erotiche, senza il minimo consenso da parte della persona coinvolta.

 

Il diritto alla privacy

In un momento storico di grande cambiamento socio-culturale, ogni cittadino deve imparare ad occuparsi della propria privacy. A maggior ragione va fatto là dove il terreno si fa impervio e scivoloso, come nel caso della virtualità. Possiamo sapere quale sia il nostro diritto alla privacy. Possiamo sapere che, se vogliamo, è possibile rimuovere dei contenuti che ci appartengono, dal web. Le grandi piattaforme non possono tutto sui nostri dati. Perché essi sono le nostre vite.